La nuova moda dei cocktail è 'ready to drink', ossia 'pronti da bere'.

Vengono così venduti già miscelati nelle bottigliette o in bustine pre-dosate per uno o due bicchieri. Per non parlare dell’e- commerce con i cocktail che arrivano direttamente a casa. Al drink sarà sufficiente aggiungere qualche cubetto di ghiaccio, una scorza di limone o d’arancia, un’oliva e, perchè no, condirli con gambi di sedano, succo di pomodoro e così via.

Insomma, il cocktail non è più solo nei bar, ma anche a casa, in terrazza in giardino o addirittura a spasso, mentre si cammina. Sono coinvolte in questa rivoluzione le multinazionali del beverage, ma anche le distillerie più piccole e le start up appena nate.

Pure per le bevande analcoliche, si cambia: succhi concentrati da miscelare on acqua frizzante grazie ai gasatori domestici, molto in voga soprattutto nell’ultimo anno di pandemia. A casa, così, nascono cola, aranciate, gazzose, toniche e chinotti. Del resto, con ‘appena’ 440 millilitri di concentrato si arriva a produrre fino a nove litri di bevande come Pepsi, Pepsi Max, 7 up, 7 up Free, Mirinda, Mirinda Zero.

Le compagnie straniere si sono fiondate sul mercato italiano, annusando l’aria di rinnovamento. Ma non sono da meno le aziende locali che si stanno specializzando in questo settore, quello del ‘ready to drink’.

A dominare la classifica sono i classici Martini, Negroni e Americani, tra i pre-dinner più gettonati. Bloody Mary e Cuba Libre sono invece i long drink più famosi.