Quali sono i cocktail più famosi al mondo, quelli assolutamente cool, che se siete in un bar non potete non chiedere per essere alla moda?
Il numero uno è il Black Russian, vodka e liquore al caffè. Ha anche la variante White Russian, con l’aggiunta di panna fresca. È stato inventato nel 1949 dal barman belga Gustave Topsè, in onore dell’ambasciatore americano. Il suo nome deriva dall’origine della vodka e dal colore del caffè. Si può bere anche come dopo pasto e negli happy hour. Non male se lo abbinate a una fetta di torta al cioccolato.
Quali sono i cocktail più famosi al mondo, quelli assolutamente cool, che se siete in un bar non potete non chiedere per essere alla moda?
Chi non conosce e non ha mai provato il Bloody Mary? Di colore rosso perché l’ingrediente principale è il pomodoro. È dedicato a Maria I Tudor, detta Maria la Sanguinaria, che fece giustiziare almeno 300 oppositori religiosi. Qualcuno sostiene che il nome derivi invece dall’attrice Mary Pickford. A inventarlo è stato Ferdinando Petiot, barman che nel 1920 lavorava per l’Harry’s New York Bar di Parigi. L’idea d’origine era creare una bevanda che tirasse su gli avventori dopo una serata di bagordi. La ricetta: vodka, succo di pomodoro, spezie piccanti, erbe aromatiche, sale, pepe e succo di limone.
Il Cosmopolitan è in simbolo dello stile di New York. Deve in parte la sua fame a ‘Sex and the city’. Si dice che la ricetta sia stata inventata da una barista del ristorante ‘The Strand’ di South Beach, ma le origini sono incerte. C’è chi sostiene che sia stato creato negli anni ’50 dopo che un’azienda di succo di cranberry indisse un concorso con protagonisti i mirtilli. Per fare un Cosmopolitan come si deve utilizzate vodka citron, triple sec, succo fresco di limone, succo di mirtillo rosso americano.
Il Daiquiri era molto amato da Ernest Hemingway. La ricetta richiede solo tre ingredienti: rum bianco, succo di lime fresco e zucchero. La leggenda racconta di un giovane marinaio americano che, arrivato per l’appunto a Daiquiri, piccolo villaggio vicino a Santiago di Cuba e oggi chiamato Playa Daiquiri, richiese in una baracca non rum liscio, ma allungato con succo di limone e zucchero.
Per altri la nascita di questo cocktail è da collocare nel 1905, quando alcuni ingegneri statunitensi che lavoravano in una miniera lo inventarono dandogli il nome della spiaggia cubana di Daiquiri.
Il Margarita è cocktail simbolo del Messico grazie alla tequila, l’ingrediente principale. Che viene poi miscelata con triple sec, succo di lime o limone. È un tipico drink da aperitivo e ad averlo creato pare sia stato un barman americano per Marjorie King, attrice dei primi anni del Novecento che poteva bere solo tequila.
Non può mancare in questa rassegna il Martini cocktail o Dry Martini. Solo due ingredienti per crearlo: vermut dry e gin.
Tante invece le storie che girano attorno: a crearlo è stato un bartender italiano chiamato Martini? Lo avrebbe preparato per la prima volta per Rockfeller a New York nel 1912. O forse è un’evoluzione del Martinez, cocktail di Jerry Thomas, datato 1850? E’ il cocktail ufficiale dell’International Bartenders Association (Iba).
Mojito vuole dire menta. Il pirata Sir Francis Drake pare ne provasse una versione simile addirittura nel XVI secolo. Ufficialmente, il nome deriva dai barman della Bodeguita del Medio, storico bar ristorante di L’Avana: Attilio De La Fuente o Angel Martinez. Hemingway lo avrebbe esportato fuori da Cuba. Il nome può essere una storpiatura dello spagnolo mojadito, ossia umido, o derivare da mojo, condimento per la marinatura di una tipica ricetta cubana.
Il Negroni è nato in Italia. Nella ricetta ci sono gin, bitter e vermut rosso. È legato a Firenze a al conte Camillo Negroni, che negli anni ’20 secolo scorso era solito andare al Caffè Casoni. Stanco del solito drink, l’Americano, chiese al barista (Angelo Tesauro o Fosco Scarselli) di mettere il gin al posto del seltz. Tra la varianti c’è il Negroni sbagliato.
L’Old-Fashioned si ottiene con bourbon o rye whiskey, angostura bitter, zolletta di zucchero e una spruzzata di soda. Sarebbe nato in un hotel di lusso di New York, il Waldorf-Astoria, dove il colonnello James Pepper avrebbe insegnato al barman la ricetta che avevano ideato per lui in un altro bar, il Pendennis Club di Louisville. Fu però il bar di New York a renderlo celebre in America e nel mondo.
Chiudiamo questa rassegna con il Sex on the beach che, come dice il nome, è perfetto da sorseggiare in spiaggia e comunque in estate. È a base di vodka, diventato famoso negli Stati Uniti negli anni ’80.
Potrebbe trattarsi di un’evoluzione del Peach on the Beach, fatto con vodka alla pesca, succo d’arancia e di cranberry, creato per un concorso della National Distribution, azienda di distribuzione di liquori. A inventarlo sarebbe stato Ted Pizio, all’epoca barman al Confettis. Oggi il Sex on the beach si fa con vodka alla pesca o liquore alla pesca, succo fresco di arancia, succo di mirtillo americano.
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