Cantina Semonte
Giovanni Colaiacovo Il giovane produttore così come lo vede il disegnatore Roberto Sansoni.
Supportato dall’esperienza dell’enologo Leonardo Valenti e dal noto produttore Marco Caprai, nel 2019 ha creato la prima bollicina dell’azienda di Gubbio
Le bollicine d’alta quota nascono qui, alle spalle di Gubbio,
dove diresti (sbagliando) che non c’è buon vino.
Condizioni climatiche estreme, ma buone per il Pinot
nero che in altitudine prospera in una terra.
Lo spumante dell’Appennino centrale esce da questo spicchio di Umbria che incrocia le Marche. Lo produce la cantina Semonte solo da qualche anno, dal 2019, quando Giovanni Colaiacovo, giovane produttore, ha una visione e la condivide con l’enologo Leonardo Valenti, professionista di esperienza, e Marco Caprai, noto produttore.
Ecco Battista, metodo classico (Pinot nero e Chardonnay, dicevamo), da uve che maturano a 750 metri s.l.m.: vigna che si estende per circa 5 ettari su un terreno collinare in prevalenza calcareo-argilloso che mai si sarebbe pensato di trovare alle spalle della città di Gubbio. “Sì, il terreno ha dato vita a due vitigni che mostrano maggiore resistenza rispetto ad altri difendendosi dagli stress del clima impazzito e dalle malattie”, spiega Giovanni Colaiacovo. “Tutto questo ha reso possibile a queste due varietà, di produrre in equilibrio e di creare uno spumante con una forte identità territoriale, capace soprattutto di resistere nel tempo”, precisa ancora. Già, il territorio. Dal contenuto della bottiglia all’etichetta. Il nome che è
stato scelto, è stato infatti dedicato a una giovane donna, Battista Sforza, moglie amatissima di Federico da Montefeltro (duca di Urbino nato a Gubbio nel 1422) e donna molto apprezzata nel Rinascimento.
Bollicine ma non solo. E ancora scoperte poco ordinarie. Non è infatti la prima volta che la famiglia Colaiacovo si dedica alla valorizzazione del territorio: dove sorge la cantina, all’inizio del 2004, sono state condotte delle ricerche scientifiche per valutare la predisposizione delle varie zone e la risposta delle varietà autoctone ritrovate nel territorio eugubino. E’ stato quindi possibile recuperare uno storico vitigno, il Dolcetto, coltivato in queste zone già dalla fine del 1800.“Un vitigno che oggi ha posto in cantina come obiettivo – afferma Giovanni Colaiacovo – la riscoperta, come diceva Luigi Veronelli di un vino ‘di bell’equilibrio, completo al gusto e non privo di eleganza e stoffa’ (I vini d’Italia, 1961 ndr).
Oggi, oltre alla coltivazione del vitigno di origine Piemontese, troviamo in cantina una selezione di vini volti a rappresentare una nuova area del panorama vitivinicolo, quello dell’Alta Umbria”. I vitigni coltivati sono Chardonnay, Dolcetto, Merlot e Pinot Nero secondo le forme di allevamento del cordone speronato e Guyot con una densità di impianto media di 6000 ceppi per ettaro, mentre l’estensione dei vigneti, situati tra i 400 e i 750 m s.l.m., è di 13 ettari totali. L’azienda è frazionata in più vigne ubicate tutte nel comune di Gubbio a Mocaiana, Monteleto, Semonte e San Marco.
“Tutti i vigneti dell’azienda sono codificati per consentire una tracciabilità ben precisa – specifica Colaiacovo – e per facilitare la logistica interna, la raccolta delle uve effettuata a mano e una riduzione dell’impiego di fitofarmaci, consentono alla cantina, attrezzata con nuove e moderne tecnologie, una produzione unica livello qualitativo”. Un progetto ambizioso e faticoso quello della cantina Semonte: valorizzazione dei vitigni, autoctoni e plasmati in modo da riuscire a creare uno spazio per comunicare a livello nazionale e internazionale sulla spumantistica nazionale. Uno sforzo innovativo, che parla di territorio e innovazione. Le bollicine d’alta quota ne sono l’ambasciatore.
A Gubbio spumante di qualità: Pinot nero e Chardonnay a 750 metri. E c’è anche il recupero del Dolcetto
Oggi, oltre alla coltivazione del vitigno di origine Piemontese, troviamo in cantina una selezione di vini volti a rappresentare una nuova area del panorama vitivinicolo, quello dell’Alta Umbria”. I vitigni coltivati sono Chardonnay, Dolcetto, Merlot e Pinot Nero secondo le forme di allevamento del cordone speronato e Guyot con una densità di impianto media di 6000 ceppi per ettaro, mentre l’estensione dei vigneti, situati tra i 400 e i 750 m s.l.m., è di 13 ettari totali. L’azienda è frazionata in più vigne ubicate tutte nel comune di Gubbio a Mocaiana, Monteleto, Semonte e San Marco. “Tutti i vigneti dell’azienda sono codificati per consentire una tracciabilità ben precisa – specifica Colaiacovo – e per facilitare la logistica interna, la raccolta delle uve effettuata a mano e una riduzione dell’impiego di fitofarmaci, consentono alla cantina, attrezzata con nuove e moderne tecnologie, una produzione unica livello qualitativo”. Un progetto ambizioso e faticoso quello della cantina Semonte: valorizzazione dei vitigni, autoctoni e plasmati in modo da riuscire a creare uno spazio per comunicare a livello nazionale e internazionale sulla spumantistica nazionale. Uno sforzo innovativo, che parla di territorio e innovazione. Le bollicine d’alta quota ne sono l’ambasciatore.
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