Le imprese non trovano i diplomati che facciano al caso loro.
In Italia questo non è un problema nuovo, ma ora arriva l’annuncio da parte del Centro Studi di Confindustria: “Mancano 318 diplomati, pari al 28 per cento degli ingressi previsti”.
Nel 48 per cento dei casi il problema deriva dalla carenza di professionalità, nel 43 per cento dei casi dalla carenza di offerta. I settori che più soffrono sono quelle legate al turismo, all’enogastronomia e all’ospitalità, con un ammanco pari al 56 per cento delle richieste.
Il mercato va insomma a caccia di diplomati di tipo professionalizzante, che hanno accompagnato il processo di industrializzazione del nostro Paese del dopoguerra fino al miracolo economico e all’ingresso dell’Italia tra le nazioni con le economie più avanzate.
Negli anni ’50 i diplomati di tipo professionalizzante erano il 60 per cento del totale dei diplomati, durante il boom economico degli anni Settanta si è raggiunto il picco con il 77,5 per cento. Oggi però siamo appena sopra ai minimi del 50 per cento.
C’è anche un’altra indagine interessante da parte dell’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche: sono ben 73 mila i posti non ricoperti per mancanza di candidati con i requisiti giusti, la qualifica o il diploma professionale. Con il covid, questo mismatching è ulteriormente peggiorato, visto che i problemi esistevano comunque già prima.
Eppure, per turismo, enogastronomia a ospitalità non mancano le possibilità grazie ai tanti istituti professionali presenti in tutto lo Stivale e anche ai corsi di formazione organizzati dalla Fipe.
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