Il covid ha inciso eccome su tutto il settore dei bar e della ristorazione in Italia. Si contano molte più cessazioni che aperture, anche nell'Italia Centrale. In particolare, abbiamo analizzato la situazione di Umbria, Lazio, Toscana e Marche, secondo i dati Fipe relativi al 2020.

Partiamo proprio con i numeri relativi all’Umbria. Qui abbiamo un saldo negativo di bar e caffè pari a 78, come conseguenza delle 52 iscrizioni e delle 130 cessazioni; negativo pure il saldo dei ristoranti e delle attività di ristorazione mobile, pari a 89, con 50 aperture e 139 chiusure. L’ecatombe di imprese si è registrata anche in Toscana, dove i bar hanno fatto segnare un saldo di -411, con 172 aperture contro 583 cessazioni: per la ristorazione, siamo a -549 (387 ingressi e 936 cessazioni).

Crisi Covid
Covid: più cessazioni che aperture

Nel Lazio, sempre secondo i dati della Fipe relativi al 2020, ci sono state 292 aperture e 1.095 chiusure di bar e caffè, per un saldo pari a -803; stessa situazione grave per i ristoranti, con 1.325 locali che hanno dovuto abbassare le saracinesche e 405 che invece le hanno aperte. Totale: -920 tra ristoranti e attività di ristorazione mobile.

L’analisi si conclude con le Marche, dove le statistiche ci dicono che abbiamo 144 bar in meno, con 70 nuove aperture e 214 chiusure e 206 ristoranti in più con le insegne spente, determinati da 106 accensioni e 312 chiusure.

La colpa, naturalmente, è delle attività ferme per così lungo tempo che hanno portato sul lastrico diversi imprenditori, che non ce l’hanno fatta a resistere sul mercato. Anche a fronte di sostegni che si sono rivelati insignificanti in confronto alle perdite di fatturato determinate dall’assenza di clientela.